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gerardinamaglione

Viaggiare nell'oceano chiusi nella prigione della nave


Sono giunto a una conclusione: la vita di un individuo è la vita del suo corpo.”1


Oggi si parla molto della necessità di “ritornare al corpo” o di “vivere nel corpo”.

Ma cosa si intende quando si parla di “corpo” e di “vita del corpo”? 

In un passo di Bioenergetica, Alexander Lowen afferma che “il corpo vivente comprende la mente, lo spirito e l’anima”. Quindi, dal suo punto di vista, vivere a pieno nel corpo significa “avere una vita affettiva, mentale e spirituale piena” e, viceversa, molte difficoltà personali sono dovute ad una o più carenze in questi aspetti della vita. Queste mancanze prima o poi si rendono tangibili e visibili nel corpo.

Secondo questa prospettiva, la maggior parte delle nostre difficoltà relazionali, lavorative o esistenziali hanno all’origine quello che Lowen chiama “il tradimento del corpo”: siamo consapevoli di “avere” un corpo, proprio come sappiamo di “possedere” uno smartphone o un’auto. Consideriamo il corpo uno strumento e come tale lo trattiamo: se si inceppa, sprofondiamo nel panico. Ma “essere” corpo è cosa diversa dall’ ”avere” un corpo.

La bioenergetica, prosegue Lowen, si propone di aiutare l’individuo a comprendere quanto è essenziale per il proprio benessere riappropriarsi delle funzioni fondamentali del corpo: respirare, muoversi, sentire, esprimere se stessi. Non respirare a fondo, non muoversi liberamente, non sentire pienamente, reprimere la propria autoespressione sono tutti modi inconsapevoli di limitare la pienezza e la qualità della vita.


Ma se queste funzioni vitali sono così cruciali per il benessere allora perché ci siamo autoimposti queste restrizioni alla nostra vita?

La risposta di Lowen è che queste autolimitazioni non sono innate ma le abbiamo sviluppate nel corso dell’esistenza come strumenti di sopravvivenza in un ambiente e in una cultura che negano i valori del corpo a favore del potere, del prestigio e del possesso. Per poter essere sempre efficienti e performanti, come richiede la cultura in cui siamo immersi, abbiamo dovuto imparare a sentire sempre meno le tensioni corporee che questa corsa continua comporta, fino ad arrivare a non sentirle più del tutto.

Ma il prezzo del non sentire, come si può intuire, è respirare, muoversi ed autoesprimersi il meno possibile, cioè ridurre al minimo le fonti da cui traiamo le energie necessarie per vivere.

Nel momento in cui abbiamo accettato queste restrizioni senza metterle in discussione, abbiamo iniziato a tradire il nostro corpo ma, così facendo, ci siamo condannati ad attraversare la vita con un budget di energie e di sensazioni limitato. E’ un po’ come affrontare un lungo viaggio in auto partendo con il serbatoio in riserva: questo stato di carenza a poco a poco è diventato una seconda natura, il nostro modo abituale di essere nel mondo.

Lowen afferma che mediante la bioenergetica è possibile riappropriarci delle qualità che ci appartengono per diritto in quanto esseri viventi: libertà, grazia e bellezza. Quando ci diamo il permesso di sentire il flusso delle sensazioni che attraversano il corpo, ci restituiamo libertà; quando questo flusso può esprimersi con naturalezza nel movimento recuperiamo la grazia, che è immagine visibile all’esterno dell’armonia interiore; quando lasciamo che quest’armonia si manifesti nel mondo ritroviamo la nostra naturale bellezza, quella interiore ma anche quella di un corpo vivo e vibrante.

Libertà, grazia e bellezza possono sembrare un lusso difficile da concedersi nella “ruota da criceti” in cui siamo quotidianamente intrappolati, ma la prospettiva cambia se guardiamo queste qualità come la via verso un benessere reale e duraturo: per Lowen esse sono indice di un corpo sano e perciò di una mente sana.


Che cosa ci impedisce di accedere a questa via?

Secondo Lowen, gli ostacoli provengono dall’atteggiamento di difesa, dalla corazza, dalla diffidenza e dalla chiusura che sono diventati come una seconda natura:  sono i mezzi che abbiamo adottato per proteggerci dalle paura di essere feriti. Il problema nasce quando, a lungo andare, questi atteggiamenti, strutturandosi nella personalità e nel corpo, arrecano un danno – “una mutilazione” per Lowen - maggiore della ferita che vorrebbero evitare.

Nella visione di Lowen, la bioenergetica vuole aiutare gli individui ad aprire il cuore alla vita e all’amore, ripercorrendo a ritroso il cammino che ci ha condotto ad ingabbiare le nostre emozioni e il nostro sentire.

Attraversare la vita con il cuore chiuso è come fare un viaggio attraverso l’oceano chiusi nella prigione della nave. Il senso, l’avventura, l’eccitazione e la gloria della vita non possono essere visti, sono fuori portata.”2

La bioenergetica, lavorando sul corpo, mira allo scioglimento delle tensioni, al “lasciare andare” e all’apertura del cuore; ma perché ciò accada è necessario prima ri-conoscere il cuore, le sue ferite e le sue contraddizioni. Ecco perché Lowen, a conclusione del passo citato, definisce la bioenergetica come “l’avventura della scoperta di se stessi”3.


Nelle classi di bioenergetica e nel counseling individuale ad orientamento bioenergetico, utilizziamo questa prospettiva dell’ascolto del corpo come sentiero da percorrere per arrivare al cuore e alla sua liberazione.


1Lowen A. (1975), Bioenergetica, Feltrinelli, Milano 1983, p. 34

2Lowen A. cit.

3Lowen A. cit.

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