Qual è l’ultima volta in cui avete sentito che stavate esprimendo realmente voi stessi? Quanti di noi e in quali situazioni possono affermare di sentirsi pienamente e liberamente se stessi?
L’esperienza più comune è che ritmi di vita stressanti, pressioni sociali competitive, ambienti di lavoro a volte alienanti lentamente ci hanno scollato dal senso di sé, in altre parole da quella cosa chiamata “noi stessi”. Ci riempiamo la giornata e le agende di impegni e incombenze allo scopo di eludere la domanda: “Ma io chi sono veramente?”
E’ così difficile rispondere perché abbiamo disimparato a “sentirci”, a percepire quel senso di sé che, come dice Lowen, “non è una qualità astratta” ma è la totalità delle nostre funzioni e delle nostre espressioni cognitive, emotive, corporee che compongono la tonalità di colore unica della nostra persona. Per poter esprimere se stessi è necessario infatti prima “sentirsi”, e sentirsi tutti interi.
Non a caso Lowen osserva in “Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica”:
“Troppe persone vivono esclusivamente nella propria testa, con pochissima coscienza di ciò che accade al di sotto del loro collo”.
La consapevolezza di sé passa dal corpo, dalle emozioni e sensazioni che in noi si muovono e ci muovono, se prestiamo loro ascolto. Passa da tutto ciò che ci fa sentire vivi. Esattamente il contrario di quella costante spinta all’ipercontrollo che è il mantra delle nostre vite quotidiane, dove il sentire e i messaggi del corpo sono tutt’al più un intralcio che rallenta la performance. In questo modo viviamo spesso come se viaggiassimo in auto con il freno a mano perennemente inserito: una enorme inutile fatica.
A volte, perfino l’espressione di sé arriva ad essere pensata come possibile oggetto di uno sforzo di volontà. Ma, se il contatto con se stessi è contatto con tutto il corpo, l’espressione di ciò che siamo veramente non può che essere qualcosa di naturale e spontaneo, che muove da regioni profonde di noi al di fuori del controllo della sfera razionale.
Su questo ancora Lowen dice:
“...Contrariamente a quanto pensano alcuni, non è necessario sforzarsi consapevolmente di esprimere il sé. La maggiore e più importante parte della espressione di sé è inconscia. Una certa grazia nelle maniere, la lucentezza degli occhi, il tono della voce, un senso generale di vitalità e di vibrazione esprimono ciò che siamo più di quanto possano farlo parole o azioni. Tuttavia, queste non sono qualità che si possono coltivare deliberatamente. Sono manifestazioni di salute emotiva e fisica. Se una persona è bloccata nella capacità di esprimere ciò che sente, ridurrà la sensibilità e la vitalità del proprio corpo...E’ comunissimo vedere persone che non sono capaci di piangere, che non riescono ad arrabbiarsi, che temono di mostrare la propria paura, che non possono fare un gesto per chiedere aiuto, che non osano protestare. … Il processo di mettersi in contatto con il corpo non è mai finito. Essere in contatto non è uno stato di perfezione ma di vitalità.“
Nelle classi di esercizi bioenergetici che riprenderò a novembre, ci daremo proprio la possibilità di sperimentare in un ambiente protetto e non giudicante la triade di Lowen: consapevolezza di sé, espressione di sé, padronanza di sé. Stay tuned!
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